Fitodepurazione, l’utilizzo di piante acquatiche come filtro biologico

martedì 14 gennaio 2014

La fitodepurazione mira a riprodurre il processo di auto depurazione che avviene naturalmente negli ambienti acquatici.

Le piante che puliscono l’acqua

I sistemi di fitodepurazione progettati per biolaghetti balneabili e ornamentali, laghi per pesci e ninfee, ma anche in specchi d’acqua a uso industriale, civile o agricolo, prevedono l’utilizzo di piante acquatiche come filtro biologico. Si crea cioè una vera e propria coltivazione di piante – in genere delimitate in una zona appositamente dedicata alla fitodepurazione -, in cui si riproduce quel processo naturale per cui l’azione combinata del materiale ghiaioso, del substrato e della flora acquatica va a generare delle reazioni biologiche che purificano l’acqua. Ogni pianta ha proprietà diverse. Le piante galleggianti sono per esempio particolarmente adatte a filtrare l’acqua dai metalli pesanti, altre tendono ad agire su nitrati o fosfati. Una delle più utilizzate per la depurazione delle acque grigie è la cannuccia di palude (Phragmites australis), che agisce come una vera e propria pompa di ossigeno. Tendenzialmente in una zona di fitodepurazione è necessario, a seconda degli scopi, raggiungere un equilibrio tra piante galleggianti, spondali e palustri e tra le loro caratteristiche.

Gli antibiotici naturali delle piante acquatiche

Le piante acquatiche emettono naturalmente sostanze antibiotiche, in grado di agire sui batteri patogeni, che potrebbero danneggiarle, e di facilitare, al tempo stesso, lo sviluppo della flora batterica positiva, rilasciando ossigeno e nutrienti per la sua proliferazione.